La forza di cambiare ci viene dall’incontro con il presente. La paura del cambiamento, invece, moltiplica pensieri, giudizi e interpretazioni che ci proiettano indietro verso il passato o avanti verso il futuro. Il presente sfugge quando prevalgono idee, fantasie e pensieri. Le esperienze precedenti ci inducono a fare ipotesi per cercare di controllare e capire ciò che avviene sotto i nostri occhi. In questo modo il collegamento consapevole con i nostri canali sensoriali viene parzialmente interrotto.
Un pensiero non ancorato nelle sensazioni e nelle percezioni si condanna a ruotare perpetuamente intorno al già conosciuto. Il solo pensiero non consente di arrivare alla comprensione; essa deriva dalla percezione e anticipa il pensiero: 1. percezione, 2. comprensione, 3. pensiero. Deve, quindi, crearsi un costante rapporto di tensione tra la percezione del presente e il pensiero che ne segue. Chi si aggrappa tenacemente alle proprie ipotesi, rischia di non fronteggiare efficacemente l’imprevedibile che si offre allo sguardo.
La non comprensione di una situazione produce allora insicurezza e il cervello cerca automaticamente di trovare una spiegazione. L’insicurezza, in un circolo vizioso, si alimenta della paura generata dall’immobilismo e dai pensieri fissi. In definitiva, se non liberiamo il pensiero dal passato e dall’abitudine perverso del rimuginio, rischiamo di rendere impossibile qualsiasi cambiamento consapevole.
Per questo è fondamentale radicarci nelle sensazioni, prendere confidenza con il cangiante susseguirsi delle percezioni interne e delle emozioni, assaporando il qui ed ora attraverso un respiro profondo…