LA MANIPOLAZIONE PSICOLOGICA: ILLUSIONI E PROMESSE

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La manipolazione psicologica si potrebbe definire come quell’influenza emotiva che ha lo scopo di cambiare e condizionare la percezione degli altri usando metodi illusori. L’obiettivo del manipolatore di turno è gratificare i propri bisogni spingendo gli  altri a comportarsi in maniera docile e compiacente. Il manipolatore sa distrarre quanto basta per poi incanalare attenzione, aspirazioni e speranze verso scopi che sono i suoi, e non quelli dei propri interlocutori. Ecco, allora, che le forze della manipolazione agiscono prendendosi gioco dei desideri profondi delle persone, offrendo loro simulacri di soddisfazione e ricette semplicistiche. Con questo stiamo dicendo che nessun manipolatore potrebbe far scattare la propria trappola se, prima, non lasciasse trapelare una promessa di felicità rivolta a individui insicuri e disorientati. Capita, infatti, che i soggetti manipolati siano ben disposti a farsi ingannare, in quanto propensi a credere nelle facili promesse di un benessere a buon mercato. In questo senso si lasciano giocare, dunque illudere (non a caso l’etimologia del verbo rimanda al latino “in + ludere” che significa “entrare in gioco”). La coppia manipolatore/manipolato vede in azione bisogni simmetrici e complementari: il primo necessita di alta autostima e di senso di padronanza, il secondo cerca approvazione e si abbandona spesso a sogni a occhi aperti. Il manipolatore, che proietta la sua negatività sulle vittime designate, si atteggia a persona sicura di sé, carismatica, felice e risolta. Apparentemente si mostra attento alle esigenze altrui.  Questa premura di facciata si converte presto in critica e tendenza a far sentire in colpa le proprie vittime (soprattutto quando provano ad essere più autonome e a sottrarsi all’influenza del manipolatore). Il suo potere si esercita così: carota e bastone, illusioni e colpi bassi. Tra le molte tecniche di manipolazione, è indispensabile ricordare la sottile e pervasiva svalutazione dell’altro e delle sue idee, l’ambiguità di fondo, il continuo ricatto emotivo, l’egocentrismo e l’abilità di isolare sempre più la vittima da una rete sociale di supporto. Tutto questo serve per infantilizzare la persona, catturando energie e denari, in una spirale di sfruttamento sempre più intensa. Tali comportamenti nocivi sono efficaci perché producono una forte dipendenza nella vittima, che smette di credere nelle proprie risorse (pensando a una felicità che arriva dall’esterno) e filtra tutti i vissuti a partire dalla griglia concettuale fornitale dal manipolatore. Quest’ultimo può fare il suo mestiere tossico perché trova persone fragili e bisognose, che per tanti motivi sociali e biografici necessitano di fiducia, incoraggiamento e di un aiuto concreto nei momenti difficili. Il manipolatore è in agguato, con il suo bagaglio di effetti speciali e di pratiche stregonesche, sempre pronto a trarre un tornaconto dal malessere dei propri simili. Così accade sul lavoro, in certe famiglie e non di rado nel campo della cura psicologica ed esistenziale, dove sbocciano come funghi nuove figure che si auto-attribuiscono poteri speciali e un accesso privilegiato ai misteri della vita.

 

dott. Roberto Costantini e dott. Paolo Bartolini

ASPIC Scuola Superiore Europea di Counseling  Sede di Ancona

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