Possiamo uscire dalla sofferenza con un progressivo processo di responsabilizzazione, purché si incrinino i vecchi schemi interni. Lo schema mentale include mancanze antiche e un insieme di aspettative legate appunto a tali carenze. Sono innumerevoli le situazioni nelle quali il sistema famiglia è perturbato e i figli si trovano a subire senza poter fare nulla. Ingiustizia, rifiuto, umiliazione, tradimento, abbandono, sono le ferite più difficili da guarire. Più le ferite sono profonde, più sono dure da accettare. Tutto viene introiettato: i genitori diventano interni e i comportamenti esterni non fanno altro che amplificare i conflitti ormai interiorizzati.
Allora rifiutare il padre attiva l’interruzione del contatto con l’energia maschile della volontà e della determinazione, mentre il rifiuto della madre pone le premesse per il blocco dell’energia femminile della gioia e dell’amore. Entrambe le energie sono fondamentali per l’individuo che, per il suo benessere, deve liberarsi da conflitti e separazioni che attentano alla sua integrità psicosomatica. Accogliere e far dialogare le nostre scissioni è fondamentale per attenuare la frattura interna e, un po’ alla volta, sanarla. Inutile dare la colpa e proiettare sugli altri quando siamo noi a costruire inconsapevolmente la realtà. Ogni risonanza, ogni fastidio e ogni giudizio nei confronti degli altri ci aiuta, quindi, a riconoscere meglio il contenzioso ancora aperto con noi stessi e con le figure primarie interiorizzate. Facendo dialogare pazientemente le polarità interne favoriamo l’emergere della nostra emotività inespressa e fino a prima ancora inconsapevole. Questo dà accesso alle nostre zone d’ombra e fa sì che in noi sorga la domanda cruciale: “Cosa ci mostrano di noi le cose che ci accadono?”.
Conoscendoci sempre meglio possiamo finalmente pronunciare quel “Grazie!” decisivo. La gratitudine, infatti, presuppone la fine dei conflitti interni e una profonda accettazione di ciò che siamo intimamente. La gratitudine ci permette di uscire dalle tensioni e di raggiungere una maggiore unità. Proprio questo processo apre le porte all’infinito! La gratitudine che parte dal cuore implica l’amore e l’accoglienza. Un amore donativo, disinteressato, senza richiesta di contropartita. Non un dare per ricevere, bensì un dare per dare. Non si schiude la via di un amore siffatto se prima non abbiamo ritrovato la nostra interezza ricomponendo le scissioni dolorose.
dott. Roberto Costantini
Presidente dell’ASPIC Scuola Superiore Europea di Counseling Sede di Ancona