O PORTI ALMENO UNA SOLUZIONE, O ANCHE TU SEI PARTE DEL PROBLEMA

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Il vittimismo, uno dei mali di questa epoca, mette radici nell’infanzia e nei tanti bisogni inappagati del bambino che, sovente, rimane impotente e subisce le dinamiche degli adulti. Questa sorta di copione rimane scritto e si manifesta da adulti con la tendenza a ostentare un atteggiamento infantile di vittimismo e impotenza. La vita si ripete con le medesime coordinate di un tempo: ci sentiamo schiacciati, incontriamo persone che ci fanno subire la loro autorità, crescono rassegnazione e disagio. Si ripropongono, in altre parole, situazioni che ci costringono a confrontarci con ciò che è rimasto irrisolto. Il subire continuo produce rabbia e frustrazione, alimentando un modo reattivo di rispondere agli eventi fatto di illusioni, aspettative irrealistiche e inconsapevolezza. Infatti rimane attiva la speranza di essere risarciti per tutto quello che la vita ci ha negato, come se potesse essere fatta giustizia, molti anni dopo, per ciò che è mancato durante l’infanzia. Questa attesa passiva va di pari passo con una rabbia a volte latente, altre volte più manifesta. Ma il risarcimento sperato non esiste, la vita non può restituire quello che non ha dato a suo tempo, e il vittimismo si configura come un atteggiamento decisamente distruttivo che, in una spirale senza fine, dà energia ai rimpianti, al dolore, al senso di impotenza. Diventa allora necessario un percorso diverso, un percorso di consapevolezza, una graduale presa di responsabilità che ci aiuti a comprendere che nulla si potrà modificare rimanendo vittime, lamentosi e passivi. Per questo occorre conoscere se stessi, riconoscere le alterazioni subite nel corso dello sviluppo ed entrare dentro per abitare sempre più lo spazio interno dell’anima. È dunque necessario superare le aspettative infantili e iniziare un cammino quotidiano di presa di responsabilità per uscire dal sortilegio del vittimismo, integrare le polarità conflittuali e fissare obiettivi costruttivi nella propria vita. Diventa importante smettere di identificarci con il mentale e contattare la nostra vera essenza.

 

dott. Roberto Costantini

Presidente dell’ASPIC Scuola Superiore Europea di Counseling  Sede di Ancona

 

 

 

 

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