SE GLI SCHEMI INTERNI DIVENTANO COPIONI SEMPRE UGUALI

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Ritengo importante fare qualche riflessione sui modelli operativi interni. Li definirei schemi consolidati derivanti dal percorso di attaccamento con le figure primarie e di cura. Tali modelli operativi si traducono in una configurazione cognitiva ed emotiva con riflessi sul piano fisiologico, segnata da rigidità e coerenza interna. Essi danno stabilità alla persona rendendo prevedibile una realtà che spesso, soprattutto per gli individui più fragili, risulta essere fin troppo insicura e ingestibile. Con il concetto di “stile di attaccamento insicuro” si fa riferimento al bambino che non ha vissuto, durante la sua infanzia, esperienze sufficienti di protezione, amore e contenimento. Ciò rende difficile l’interiorizzazione di un senso di sicurezza autentico. Il bambino, in assenza di una presenza affidabile, attenta ai suoi bisogni e rassicurante, non riesce a radicarsi e ad esprimere spontaneamente il suo mondo emotivo. Dai genitori, dalla loro storia e dalle circostanze ambientali sono giunte tante altre cose, ma non elementi nutritivi che si stabilizzino in un senso di sicurezza interno. Gli scambi relazionali tra bambino e adulti, veicolati soprattutto a livello inconsapevole, concorrono a far sì che nel piccolo si generino delle credenze e delle aspettative implicite che tendono a cristallizzarsi negli schemi sopra discussi. Questa configurazione, questo pattern di attaccamento si attiverà dunque nei rapporti importanti della vita e tenderà a condizionare la realtà inquinandola. Riporto qui un esempio. Se una donna da bambina non ha ricevuto una dose sufficiente di calore, protezione e considerazione nel suo ambiente primario, impattando piuttosto contro la freddezza e la distanza dei genitori, è facile che questi ultimi aspetti negativi si carichino comunque di valenze affettive (d’altronde ciò che proviene dai genitori è sempre associato in qualche forma all’amore). Nel suo modello operativo interno le figure dei genitori sono, diciamo così, impresse in profondità. In tal senso non stupisce che questa donna instauri inconsapevolmente con altre persone dei legami affettivi che ricalcano il copione conosciuto da bambina. L’effetto sarà quello di confermare la sua scarsa amabilità e l’impossibilità di vivere relazioni appaganti, fondate sulla reciprocità. La sua rigidità e la diffidenza vanno così a rafforzare la configurazione interna confermando, in un circolo vizioso senza uscita, le credenze e le emozioni di sfiducia che già le appartengono. Si rende dunque necessaria un’apertura che, in alcuni casi, richiederà l’aiuto di un altro essere umano esperto capace di accompagnare la trasformazione, lenta e graduale, dei modelli operativi interni.

 

dott. Roberto Costantini

Presidente dell’ASPIC Scuola Superiore Europea di Counseling  Sede di Ancona

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