Servono obiettivi chiari

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Un bambino è solo, figlio unico, e non ha referenti adeguati per la socializzazione. Vive una realtà appartata, isolata, anche a livello abitativo. Questo gli impedisce di trovare delle compagnie. I genitori spesso litigano, urlano e talvolta si mettono le mani addosso, mentre il bambino assiste impotente a queste escalation di aggressività. L’ambiente è affettivamente povero e i conflitti rendono pauroso il clima. Situazioni simili, purtroppo, non sono rare.

L’atmosfera diventa presto insostenibile per il bambino, che non può soddisfare i suoi bisogni primari. Essendo la realtà troppo dura per venire accettata, il bambino sceglie di fuggire affidando i suoi desideri al processo di idealizzazione. Immagina così un futuro diverso, qualcosa di non realizzabile, di fantasticato, in cui spera di trovare ciò che potrà riscattarlo da tanta sofferenza. Il rischio, connaturato al fantasticare, è che le fantasie diventino pervasive, distaccandosi completamente dalla realtà.

Questo adattamento forzato permane ben oltre l’infanzia, invadendo anche l’adolescenza. Il sognare diventa irrealistico, lo scollamento dalla realtà doloroso e inevitabile. Prigioniero nella gabbia dorata della fantasia il soggetto non riesce, nei fatti, a creare nulla di diverso per il suo presente. Il sognare, al contrario, deve sempre conservare degli elementi di realtà, affinché il processo immaginativo possa tradursi in praticabili trasformazioni dell’esistenza quotidiana. La creatività, per essere feconda, deve convivere con la progettazione e, quindi, con la prefigurazione di azioni realistiche da mettere in campo secondo un piano di cambiamento riconoscibile.

Modificare l’ambiente per soddisfare un bisogno può essere solo l’esito di una presa di responsabilità inerente alle proprie capacità immaginative e creative. Le aspettative generiche devono tramutarsi in obiettivi da raggiungere, uscendo da quella condizione di impotenza che è tipica di chi non è abituato a muovere le cose con la forza e aspetta che sia la vita a risarcirlo. L’esercizio è così centrato sul contatto con la realtà, sulla “professione” di adulto intento a discernere e a definire obiettivi realistici nel breve, medio e lungo termine, obiettivi facili, meno facili e impegnativi.

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