di Roberto Costantini
La predominanza dei pensieri incastra la persona e la spinge al vittimismo. Vittima di se stessa e del proprio passato; quel passato ancora presente fatto di attaccamenti e pensieri ripetitivi che non danno tregua, fino all’ossessività. La naturale reazione è il rifiuto, il tentativo di combattere la guerra con se stessi, tentando di strappare con la forza lo scettro ai pensieri negativi. Un conflitto lacerante che, purtroppo, non porta a nulla. Più combattiamo più diamo forza ed energia a questa proliferazione improduttiva del mentale. Allora occorre accettare e arrendersi. Arrendersi non significa darsi per vinti, bensì dismettere la strategia fallimentare del muro contro muro e spostare l’attenzione, convogliare le energie verso altro, verso un progetto, verso una passione che va alimentata con pazienza. L’unico modo per liberarci dai pensieri infestanti è riconoscere l’effetto controproducente delle reazioni abituali: combattere il mentale allontana dal corpo e dalle sensazioni. Perciò diventa difficile ascoltarsi e reperire lo slancio necessario per un percorso costruttivo di cambiamento. La qualità della vita dipende moltissimo dal contatto con le nostre sorgenti interiori. Là possiamo giungere solo se scegliamo di relazionarci in maniera più accogliente e avvolgente con tutto ciò che avviene in noi, compresi i pensieri insistenti. Proviamo a riconoscerli, etichettarli e lasciarli scorrere via come nuvole in corsa. Sotto il cielo rimane azzurro e vasto. Quella è la consapevolezza, che non rifiuta ma accetta e trasforma.