di Roberto Costantini
Essere tranquilli, per molti, significa non avere pensieri, e difficilmente si pensa la tranquillità come un contatto sereno con il proprio mondo emotivo. Senza questo contatto rimaniamo incastrati dentro i nostri schemi di vita, dentro abitudini rigide e convinzioni limitanti. Il controllo, in questi casi, prevale sull’accoglienza. Tentiamo, allora, di prevedere ogni cosa e di evitare qualsiasi rischio. Se poi la vita, come sempre accade, ci costringe a uscire dai suddetti schemi, sperimentiamo sensazioni di stranezza, imbarazzo e vergogna. Ci sentiamo spiazzati, ma è anche un bene. L’istante creativo affiora e fa saltare le difese che pietrificano l’esperienza. Il mentale viene bypassato e il controllo va in tilt. Da questa breccia, improvvisamente scavata nel muro dell’abitudine, passano sensazioni, emozioni e pensieri inattesi. Come una madre, in questi frangenti, dobbiamo imparare ad accogliere e alimentare la fioritura di queste manifestazioni cangianti. Accogliere l’imprevisto, la vita che guizza, l’intensità che spariglia le carte: questo è necessario per uscire dai limiti autoindotti e percepire con curiosità con ciò che siamo davvero. L’atteggiamento da tenere è quello di una madre che permette e non giudica, che rinuncia a inibire perché sa porsi con fiducia e apertura mentale rispetto alla creatività del proprio bambino. Se una madre così non l’abbiamo avuta, va comunque ritrovata/creata dentro di noi. Solo così possiamo rassicurarci, valorizzare il flusso della vita e Amare.