di Roberto Costantini
Appena mi fermo per stare
subito mi comincio
ad agitare
e non so quale molla
mi spinga
nel frenetico fare.
Non mi posso mai fermare
e mi devo sempre
occupare
altrimenti l’agitazione
mi verrà a cercare.
La soluzione è programmare
mille cose da fare,
così mi sento bene
perché metto tutte
le mie energie
a dar forma a mille
cose fatte.
Poi mi rendo conto
che non mi basta mai
e metto in fila nella mente
una serie di pensieri
impressionante,
pur di non scivolare
in un dolce far niente.
Mi stanco e mi consumo
e finisco tutte le energie
e mi stresso, ma devo
sempre fare
perché se rallento
mi comincio ad agitare.
Ci penso e ci rifletto,
poi ripenso a chi
mi ha educato,
al modello ricevuto:
correva tutti i giorni
per arrivare chissà dove.
Così si è privata del bello.
Come una macchina instancabile,
sempre attiva, poveretta,
perché anche lei
in fondo si è sentita costretta.
Ma poveretto
sono anch’io che
me la tengo stretta
e la imito al dettaglio
per non perdere
quel piglio
di chi è sempre indaffarato
e non conosce l’oro
della pace,
perché non trova
mai ristoro.