Quando abbiamo portato il counseling nelle Marche, nel 1997, avevamo ben chiaro il potenziale di una professione e di uno stile di vita che non possono essere neutrali rispetto alle tendenze prevalenti di un’epoca. Promuovere il benessere relazionale, l’ascolto e la crescita umana è un impegno che implica la comprensione dei passaggi storici nei quali siamo coinvolti. Il counselor non opera nel vuoto, le sue abilità non sono compatibili con qualunque organizzazione dei rapporti sociali. Al counseling abbiamo sempre chiesto di contribuire a un orientamento esistenziale che tenesse conto dei fattori di disagio e di salute che attraversano la collettività. Oggi, dopo alcuni anni estremamente critici, avvertiamo pericoli e preoccupazioni crescenti, molto reali e tutt’altro che inventati, che minacciano la tenuta dei rapporti tra le persone e i loro diritti (al lavoro, alla salute, alla pace…). La cultura del counseling affonda le radici in una visione positiva dell’essere umano che, tuttavia, non ci chiede di indossare degli occhiali rosa per negare la realtà.
Crediamo, piuttosto, che anche nei momenti storici più caotici – come quello presente – sia indispensabile mobilitare energie creative e desiderio di dialogo là dove gli interessi di pochi, e le logiche del potere, vorrebbero frammentare la nostra presenza al mondo, incanalando la paura verso derive autoritarie e verso l’impotenza. Ebbene, l’ASPIC di Ancona è consapevole del fatto che la capacità di ascoltare senza giudizio, di mediare nei conflitti e di porsi in maniera assertiva, rappresenta l’unico antidoto alla fretta, all’ignoranza, all’aggressività esplosiva e alle polarizzazioni di principio (che indeboliscono la ricerca comune della verità e la costruzione di soluzioni credibili ai problemi delle popolazioni). Vivere costruendo ponti, grazie a una forza morbida che non si impone, che non opprime, assaporando il piacere e l’avventura della condivisione. Attenuare il senso di sconfitta e il timore per il futuro, mettendo al centro dell’attenzione il sentire, il darsi tempo, guadagnando un respiro aperto e profondo. Liberare idee diverse sul benessere, finalmente uscendo dalla retorica individualista che ha catturato esperienze vitali come la gioia e il piacere. I nostri counselor, ognuno con la propria sensibilità, li pensiamo come agenti per uno sviluppo qualitativo integrale, forgiati da una consapevolezza ecologica dell’interdipendenza che ci lega agli altri, umani e non umani.
La nostra Associazione offre, anche e soprattutto con il suo percorso triennale in Counseling Professionale, uno spazio-tempo che assume la forma di un laboratorio permanente per l’intelligenza emotiva e sociale. Un luogo dove lo slancio corale e l’unicità dei singoli concorrono a stabilizzare pensieri, azioni, sentimenti, fornendo a ciascuna/o non solo degli strumenti comunicativi, ma delle occasioni per sperimentare in prima persona cosa significa vivere la pace, accettando i conflitti generativi, scoprendo il bene che pulsa dentro ogni parola ascoltata con rispetto, dentro ogni progetto vòlto ad esprimere talenti nascosti e desideri “ecologici”. Mai come in questi tempi, attraversati da grandi sconvolgimenti e prospettive sospese, sentiamo l’importanza di quel clima relazionale che coltiviamo con passione e cura per facilitare i nostri futuri counselor. Parliamo di qualcosa che non si limita alla piacevolezza dell’accoglienza, alla serietà e alla disponibilità, ma va ben oltre. Il nostro obiettivo, nel diffondere il counseling, è quello di ritagliare nel magma denso dei processi sociali contemporanei non un’isola o un’oasi, bensì una comunità di persone in cammino, pronta ad allargarsi, a impollinare altri gruppi, a stimolare una presa in cura trasversale e capillare dei nostri bisogni, senza chiusure ideologiche e conformismi inutili. Invece di ritirarci dal mondo, cercando riparo in qualche abitudine ripetitiva che possa allontanarci dalle paure del presente, crediamo sia necessario affrontarle e trasformarle insieme.
Per questo servono una comunicazione non violenta, una conoscenza accurata delle dinamiche relazionali, uno spirito critico purificato dalla polemica fine a se stessa, ma soprattutto il desiderio di apprendere dall’esperienza, correggendo il tiro, imparando a trovare soluzioni concordate, spargendo semi di liberazione in famiglia, sul lavoro, nel sociale, tra amici, nel dialogo tra sé e sé. Perché la priorità, oggi e sempre, è quella di “restare umani” anche quando infuria la tempesta, amando il nostro viaggio e le aurore che la vita accende ogni giorno per chi ha il coraggio di tenere gli occhi aperti.