Condividiamo dei frammenti selezionati dalla tesi che il counselor Gabriele Torretta ha realizzato per concludere i tre anni del Master in Counseling ASPIC.
DALLE ORIGINI DEL COUNSELING ALLE SUE APPLICAZIONI NEI CONTESTI AZIENDALI
Nella mia esperienza lavorativa posso dire di aver contribuito e visto crescere un’azienda padronale, da circa cinquanta dipendenti a oltre trecento persone, organizzata su nove sedi geografiche all’interno del territorio italiano; posso quindi affermare con certezza che gran parte della fortuna di questa azienda è stata dovuta alla capacità della classe manageriale che ha deciso di investire in primis nel capitale umano.
Allora non avevo conoscenza di cosa fosse il Counseling, né ovviamente di quali fossero gli strumenti e le tecniche utilizzate di aiuto e supporto alle persone durante un colloquio. Con grande sorpresa quindi appena ho avuto modo di conoscere il mondo del Counseling, sono riuscito mettere in relazione i comportamenti adottati da leader e manager aziendali di una realtà di successo con metodologie e tecniche contenute nella famosa cassetta degli attrezzi di un Counselor professionista (…).
Ad oggi c’è una forte necessità da parte delle imprese di introdurre competenze che possano valorizzare al meglio il capitale umano di un’organizzazione. Le funzioni di HR (Risorse umane) e soprattutto la classe manageriale di un’impresa, hanno bisogno di comunicare in maniera efficace con le persone.
Operare affinché le persone possano stare meglio al lavoro, è inoltre utile per aumentare la competitività delle imprese; esiste infatti una sensibile richiesta delle aziende, anche se spesso confusa e indefinita, di assistenza ed aiuto per l’evoluzione e la crescita delle risorse umane impiegate (…).
Le organizzazioni sono entità sociali, guidate da obbiettivi, che interagiscono con l’ambiente esterno. Gli aspetti che formano un’organizzazione sono:
– le persone;
– le tecnologie utilizzate;
– la configurazione sociale;
– la vision e la mission;
– il contesto in cui operano (…).
Le organizzazioni composte dalle persone e dalle relazioni che si formano tra di loro danno vita alle azioni e alle scelte per raggiungere gli obbiettivi definiti. È dato evidente come, tra tra l’efficacia organizzativa e il benessere dei dipendenti, vi sia una crescente correlazione. Oggi sappiamo che la capacità produttiva è direttamente proporzionale al benessere delle risorse presenti al suo interno (…).
Il counselor, come figura attiva all’interno di un’organizzazione, iniziò ad essere riconosciuta nella sua utilità a partire dagli anni ’90, dove i manager riconobbero la pratica del counseling preziosa sia per gli individui che per le aziende, essendo quest’ultime una realtà molto articolata e complessa dove ogni persona, portando con sé il proprio bagaglio personale, crea con le altre delle relazioni che possono dar vita a degli squilibri organizzativi.
Si possono generare situazioni di tensione, che portano demotivazione, disagi e frustrazioni, che producono un’influenza negativa sulla produttività e sul raggiungimento degli obbiettivi prefissati. Anche situazioni di grandi cambiamenti e trasformazione possono destabilizzare i membri all’interno e mettere in crisi l’intera organizzazione.
Il counseling aziendale prende quindi in carico l’insieme individuo/organizzazione, in quanto alcuni problemi si originano dal singolo e altri dall’organizzazione, ma essendo gli uni collegati agli altri è indispensabile prendere in esame la realtà nel suo insieme, cioè in chiave sistemica (…).
Possiamo così dividere la rete dei clienti che viene presa in carica in un counseling organizzativo in tre categorie:
– clienti iniziali sono quelli che interpellano per primi il consulente o il manager stabilendo il contatto iniziale (possono coincidere con quelli primari);
– i clienti primari sono coloro che effettivamente hanno il problema per cui richiedono il supporto;
– i clienti finali sono membri dell’organizzazione non necessariamente coinvolti direttamente nel lavoro del consulente, ma, il cui benessere e interessi, devono essere presi in considerazione nel predisporre gli interventi (…).
Ecco alcune finalità che ha il counselor:
– benessere del collaboratore;
– sviluppo della collaborazione fra colleghi, miglioramento delle capacità di lavorare in team;
– miglioramento complessivo del clima aziendale (…).
Una delle situazioni in cui la figura del counselor può essere richiesto è durante la gestione del conflitto. Prendere consapevolezza dell’esistenza del conflitto permette di agire per un cambiamento che migliori la qualità delle relazioni all’interno delle organizzazioni e promuova un miglioramento della condizione di ciascuna persona. Per cercare di risolvere un conflitto, vengono messe in campo una serie di azioni e comportamenti che comportano il potenziamento delle tecniche di comunicazione e dell’intelligenza emotiva, intesa come possibilità di integrare pensieri ed emozioni per poter prendere decisioni migliori, agevolando quindi la persona ad assumersi la responsabilità cognitiva ed emotiva dei propri comportamenti e delle risposte ai comportamenti altrui, con un passaggio dalla reazione all’azione. Il conflitto, se gestito e affrontato in maniera costruttiva, permette di crescere e rivedersi da altri punti di vista. Invece di agire in maniera impulsiva generando una lotta dove vince il più forte, è funzionale il saper aspettare e tollerare l’altro, finché la situazione non si plachi, una volta ristabilita la calma si potrà parlare con toni più placati, con l’obbiettivo di trovare un accordo creativo che accontenti entrambi, rispettando i reciproci bisogni (…).
In conclusione, possiamo quindi vedere il conflitto come un’opportunità, come esperienza di crescita; esso ci permette di tornare in noi e farci cogliere l’essenza dei nostri bisogni.
È importante non negare il conflitto e sfuggire ad esso, ma imparare ad attraversarlo, ad affrontarlo, in modo tale da riuscire a mantenere le relazioni, il rapporto con l’altro, anche quando non si va d’accordo (…).
Quando si lavora con un’organizzazione è bene ascoltare e osservare i miti e la strutturazione del tempo, importanti per avere informazioni sulla cultura e sul copione organizzativo. Lo scopo del counselor è, anche all’interno delle organizzazioni, quello di lavorare nel qui e ora. Gli incontri sono infatti funzionali al cambiamento, stimolando riflessioni profonde sulle relazioni tra i membri. Il copione originario dei suoi fondatori (credenze) influenza la visione e la missione dell’organizzazione, intralciando il suo sviluppo e limitandone la consapevolezza. I miti aziendali possono essere indicatori di una “contaminazione” come i pregiudizi lo sono per l’individuo. Uno degli obiettivi del counselor è proprio la “decontaminazione culturale”, con lo scopo di far emergere le credenze, i conflitti, le aspettative e favorire il cambiamento (…).