di Roberto Costantini
Noi esseri umani siamo creature ambivalenti: rifiutiamo la sofferenza senza renderci conto che più è forte il rifiuto più rimaniamo impigliati nella sua rete. In questo modo ci incastriamo nella sofferenza e perdiamo la capacità di vivere la gioia dell’esistenza. Il dolore va accolto, vissuto ed espresso come non abbiamo potuto fare in passato, quando il bambino si anestetizza e scappa per non contattare ferite (emotive e relazionali) impossibili da gestire. Tuttavia, entrare nella sofferenza e accoglierla come fa una madre amorevole, non significa trasformarla in un attaccamento, in un ingombro mentale continuo che usiamo per riempire il vuoto non ancora colmato dalla presenza a noi stessi. Dobbiamo porci in modo consapevole verso questo vuoto e verso la sofferenza. E tu?…