Si parla a volte di “buon senso” per definire l’attitudine a conservare una misura, a comportarsi in maniera ragionevole, nel rispetto degli altri e di se stessi. Oggi, in un periodo storico segnato dagli effetti rovinosi di un modello di sviluppo centrato sull’accumulazione economica e sullo spreco, non basta il buon senso, ma serve un rinnovato senso del bene comune. Di questi tempi non possono aiutarci in alcun modo i proclami astratti o la speranza di rendere compatibile il sistema odierno con un crescente rispetto per l’ambiente. Del resto siamo tutte e tutti coinvolti in una fitta rete di interscambi quotidiani; l’interdipendenza è una realtà concreta che sperimentiamo sui piani lavorativo, affettivo ed ecologico. Ciò di cui abbiamo enorme bisogno sono una trasformazione spirituale e una concomitante trasformazione sociale che partano da una corretta percezione dell’insostenibilità degli attuali modi di produrre e di vivere. Il pianeta, dopo secoli di sfruttamento delle risorse naturali e delle persone, sta iniziando a presentarci il conto. Dobbiamo cambiare rapidamente il nostro sguardo sul mondo, le nostre abitudini, superando la testarda identificazione con l’ego e con le sue smanie di possesso. Non è possibile farlo, tuttavia, senza sviluppare il coraggio di trascenderci quanto basta per garantire un futuro dignitoso (ma anche un presente!) alle nuove generazioni. Questo movimento implica una piccola morte, un superamento che implica il dono di sé nella consapevolezza della vita che ci attraversa. Eppure l’angoscia di perdere, di soffrire e infine di morire, accompagnano da sempre gli esseri umani. Segue a questo senso di smarrimento la tentazione di investire tutto sul controllo e sul potere, con la pretesa di liberarci dal flusso dell’esistenza o di dominarne il corso. Questo processo conduce a una drammatica ristrettezza di cuore, per non parlare delle ingiustizie che fomenta. Ecco allora che l’unica via per uscire integri dal disastro incombente è quella di abitare la complessità ricucendo tra loro le dimensioni del sentire, dell’azione e del comprendere. Si tratta di farlo andando incontro a una saggezza che sa prendersi cura della realtà riconoscendo una comunanza di destino planetaria a cui non possiamo sottrarci.
dott. Paolo Bartolini
ASPIC Scuola Superiore Europea di Counseling Sede di Ancona