DALLE FANTASIE VUOTE AL CONTATTO PIENO (Prima parte)

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Diventare un soggetto, per noi umani, non è qualcosa che coincida con il venire al mondo, con la semplice nascita biologica. Il cucciolo d’uomo è preso in lungo e continuo processo di individuazione. Numerose influenze, filtrate dall’ambiente primario di cura, lo raggiungono plasmando diversi aspetti della sua personalità. Va detto, inoltre, che se lo spazio familiare si rivela essere freddo, povero di affettività e decisamente difficile, il bambino svilupperà facilmente una serie di paure profonde miste alla sensazione di essere “scollegato” dagli altri e da se stesso. Una realtà vissuta come inerte, incapace di mandare adeguati segnali affettivi, a tratti pericolosa per le disattenzioni che la caratterizzano, non può che suscitare nel piccolo un desiderio bruciante di fuga. E come può un bambino “fuggire” da quello stesso ambiente che, nonostante i suoi limiti, lo nutre e tiene in vita? Qui prendono campo le fantasie, gli ideali impossibili e  il mentale si allontana progressivamente dal corpo e dalla capacità di percepire le situazioni con accuratezza. La psiche, che si nutre di immaginazione ma rischia anche di lasciarsi travolgere da rimuginii e ipotesi sconclusionate, diventa un luogo fantasmatico, pieno di presenze astratte e impalpabili. C’è un nesso diretto tra il poco radicamento conosciuto dal bambino nel suo contesto affettivo primario, e i voli pindarici di una mente in preda all’idealizzazione e all’illusione. Il senso di insicurezza che alberga nei cuori di questi soggetti, alimentato dalla sensazione di non essere stati protetti e, quindi, di rischiare la propria incolumità nell’incontro con il mondo, moltiplica pensieri privi di presa sulla realtà, autoreferenziali, intrisi di aspettative esagerate. In questo stato non possono che prendere campo i desideri, non quelli autentici, ma quelli compensativi che tentano di colmare il vuoto delle carenze affettive con immaginarie gratificazioni. La realtà non viene percepita nelle sue complesse dinamiche vitali e così si indebolisce sempre più la capacità di soddisfare bisogni, instaurare relazioni, tentare nuove esplorazioni. La fragilità domina e il soggetto perde fiducia nelle proprie possibilità…

 

dott. Roberto Costantini

Presidente dell’ASPIC Scuola Superiore Europea di Counseling  Sede di Ancona

 

 

 

 

 

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