L’ego è una struttura psichica accentratrice, che spinge ciascuno di noi a soddisfare bisogni spesso inautentici. Tutto ruota, in questi casi, intorno all’io-mio, in un crescendo di possessività e ansia autocentrata. L’ego tende tranelli e ci fa perdere il contatto con ciò che siamo, per appiattirci sulle richieste esterne di successo, riconoscibilità e affermazione sociale. Il suo modo di essere è incompatibile con il desiderio di entrare dentro noi stessi, con l’accoglienza di quel divino interiore capace di sciogliere gli attaccamenti invischianti. La sua missione, al contrario, è farci dipendere, legandoci a bisogni superficiali e indotti. L’ego morirebbe se ognuno di noi si concentrasse solo sulla propria interiorità e si specchiasse nell’Essere da cui proveniamo e a cui partecipiamo. L’ego ci vuole schiavi, determinati dall’esterno, consumatori compulsivi dediti all’accumulazione (le pretese egoiche, a ben vedere, attengono sempre a principi astratti e quantitativi). La dimensione egoica non coincide con un sano funzionamento e sviluppo dell’Io, bensì con un suo drastico irrigidimento. L’ego, infatti, può essere definito come quella parte della psiche che, incapace di autotrascendersi, si scambia puntualmente per l’Intero. A questa dismisura segue un graduale distanziamento dall’anima e dalla sua apertura originaria. L’anima, inteso come principio vitale che matura al cuore del singolo individuo per collegarlo alla realtà nel suo complesso, si nutre di dono, vive per darsi. È l’energia dell’amore che consente a ciascuno di noi di esprimerci, di uscire dalla cittadella fortificata dell’ego, dove regna per definizione la fama di possesso e di durata. Ovunque si generino piccole o grandi dipendenze intravediamo l’ego nel pieno esercizio delle sue funzioni. Qui il falso si spaccia per vero e l’inganno ci irretisce convincendoci che la vita del Sé si esaurisca nello spazio angusto dell’io-mio. Distaccarci dall’ego, allora, è il nostro obiettivo. Non un distacco amaro e risentito (altrimenti conserveremmo una forma di attaccamento proprio verso ciò che rifiutiamo), bensì un movimento di liberazione che riconosca il ruolo prezioso dell’Io nella nostra esistenza, parte cooperante nel tutto del nostro essere in divenire.
dott. Roberto Costantini
Presidente dell’ASPIC Scuola Superiore Europea di Counseling Sede di Ancona