È dunque necessario, per evolvere, affrontare un cambio di paradigma. Uscire dal vittimismo significa mettere attenzione su di sé e sulle proprie azioni. Significa intraprendere un percorso di responsabilità quotidiana, che non coincide tuttavia con il peso, lo sforzo e il farsi carico. Spesso lo confondiamo con il doverismo o con il caricarci di responsabilità di altri, delle loro mancanze e debolezze. Questo, in particolare, accade di frequente nella relazione con le figure genitoriali.
Non voglio però parlare nel dettaglio dell’inversione di ruolo nei rapporti tra adulti e figli, quanto piuttosto soffermarmi sulla tendenza a scambiare la felicità e il benessere per qualcosa che va cercato “fuori”.
Cambiare auto, farci un regalo, sono buoni esempi di “felicità”? Quest’ultima, invero, non può dipendere dagli accadimenti esterni, sebbene essi possano essere spesso piacevoli e gratificanti. La felicità, invece, è dell’Essere e riguarda l’esistenza nei suoi nuclei più autentici e profondi. Solo mediante un lavoro costante e continuo di presenza a noi stessi possiamo renderci più consapevoli del mistero e della bellezza della vita.
Non riusciremmo a farlo senza una presa di responsabilità che comporti un nuovo contatto con la realtà interna e circostante, al fine di apprendere dall’esperienza e sentirci sempre più connessi al “piano divino”. La cosa peggiore è quando siamo stati inconsapevolmente influenzati dal nostro ambiente primario a portare avanti i sogni e i progetti di altri, di un padre o una madre.
Le aspettative, le identificazioni forzate e le difficoltà nell’età dello sviluppo ci hanno allontanato dal nostro vero essere, dal senso e dallo scopo della vita. Questa, ora, diventa la nostra principale responsabilità. Conoscere noi stessi, i nostri conflitti, le zone d’ombra e lavorare su di noi per risolvere gli aspetti insoluti della personalità. Tutto questo per superare la sofferenza emotiva e guarire le polarità interne riappropriandoci di noi stessi.
Una via verso l’autorealizzazione si rende così visibile e possiamo finalmente percorrerla, consapevolizzando i nostri talenti passati e presenti, e aprendoci a qualcosa di più grande del nostro ego.