FISSAZIONI

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di Roberto Costantini

Per colmare un vuoto insostenibile, ci siamo dovuti identificare con quello che c’era anche se ciò non è stato gratificante per i nostri bisogni e per crescere. Queste identificazioni sono poi diventate attaccamenti che, una volta stabilizzati, diventano parti di noi. Gli attaccamenti sono dunque presenti dentro di noi e ci fanno credere che coincidano con la nostra intera persona. Non è così! Questo è comunque un passato, un passato insistente che nutre un ego sempre più ipertrofico e strabordante. Un ego che ci inchioda al mentale, al lamento di bambini frustrati che non hanno avuto la “tetta” e sono perennemente insoddisfatti di ciò che accade nelle loro vite. Continuiamo, di conseguenza, a far rivivere ciò che è morto, ripetendo in modo malato il solito copione. Ci sentiamo allora vittime di una vita cattiva che punisce e depriva, finendo così per imprigionarci nel ruolo di bambini arrabbiati e/o passivi. Perché ripetere questo tormento? Perché è qualcosa di conosciuto che, in maniera un po’ perversa, ci rassicura. Fatichiamo a fluire in armonia con la realtà e allora ci “fissiamo”, aggrappandoci ai nostri attaccamenti. Lì dove cercavamo salvezza, trovammo il naufragio.

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