di Roberto Costantini
Ci sono diversi tipi di forza. Quando viene usata per resistere significa che la persona si pone in un atteggiamento difensivo nei confronti della vita. Si chiude, sopporta e si fa carico. Qui la forza aperta non riesce a esprimersi, mancano obiettivi e l’energia perde la capacità di espandersi. Quando invece la persona si dà degli obiettivi, è stimolata a impiegare la giusta forza per raggiungerli. Ma se il soggetto si pone continuamente sulle difensive e vive con un atteggiamento di autoprotezione e chiusura, allora attiva una forza-resistenza che ha l’unico scopo di aiutarlo a non soccombere. In questi casi non c’è una presa di responsabilità che conduca ad ascoltarsi e ad aprirsi alla vita. Prevale, piuttosto, una sorta di fatica esistenziale, quella di chi porta pesi e deve resistere per non restarne schiacciato. La forza sana (che sia aperta o morbida) muove dall’interno verso l’esterno, è trasformativa e non si basa sull’arte di sopportare a denti stretti, ma di cambiare quello che è possibile con determinazione e consapevolezza. Una forza, questa, che nulla ha a che fare con l’imporsi, con la prevaricazione e con la violenza. In un mondo che coltiva follemente il culto della forza (intesa come dominio) è bello lasciar spazio a una forza diversa, quella che può aiutarci ad andare verso gli altri non per asservirli, ma per rendere più abitabile e vivibile questa Terra.