Il Counseling come supporto alla madre nel periodo dell’allattamento

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Condividiamo dei frammenti selezionati dalla tesi che la counselor Serena Pagano Dritto ha realizzato per concludere i tre anni del Master in Counseling ASPIC.

IL COUNSELING COME SUPPORTO ALLA MADRE NEL PERIODO DELL’ALLATTAMENTO

Durante il classico corso preparto, la grande maggioranza delle informazioni si concentra sul periodo che precede l’evento della nascita e sul processo del parto. Anche la futura madre è focalizzata su queste fasi, non riuscendo ancora a immaginare, se non vagamente, il dopo. Avere una buona gestazione è fondamentale e avere un buon parto diventa l’obiettivo finale. Anche se qualche incontro viene dedicato all’allattamento, alle coliche o al cambio del pannolino, tutto questo viene vissuto come qualcosa di lontano, sfocato rispetto a questo importante passaggio di vita che è il parto. Ma è dopo il “vissero felici e contenti” della nascita che inizia un’altra storia, quella che racconta di cosa si prova ad avere un pargoletto tra le braccia e scoprire che non lo si capisce, non lo si conosce e non lo si sa gestire. Ecco che il senso di inadeguatezza si presenta ad ogni pianto “immotivato” del bambino che non si riesce a consolare, ad ogni mancata evacuazione, ad ogni “poppata” che provoca dolore, che ferisce o che semplicemente non riesce, anche solo apparentemente, a saziare il proprio figlio (…).

Oggi, che la famiglia non è più quella allargata, ma è composta perlopiù dai soli genitori e figli, manca una rete di sostegno che supplisca alla perdita dell’entourage familiare e sociale cui potevano fare affidamento (sebbene a costo di veder sacrificata parte della propria privacy e libertà di scelta) le generazioni precedenti di genitori che erano parte di famiglie allargate e di piccole comunità presenti concretamente nella loro quotidianità (…).

Il Counseling può davvero fare la differenza per aiutare una mamma a vivere con più serenità e meno sensi di colpa questo delicato periodo in cui si costruiscono le basi del rapporto madre-figlio, accettando i propri limiti e i propri momenti bui e imparando a gestire le voci interiori ed esterne che alimentano insicurezza e senso di inadeguatezza. Quello che auspico per il futuro è una sempre maggiore consapevolezza di queste dinamiche, una diffusione del Counseling come sostegno ai neogenitori, affinché possano affrontare questa sfida con nuove risorse e, sul lungo periodo, che la società stessa diventi più consapevole e fornisca un reale e concreto supporto alla madre e alla famiglia in genere, limitando quei messaggi contrastanti che portano con sé pregiudizi e giudizi gratuiti, che disorientano anziché guidare (…).

Nel fornire supporto alla madre nel periodo dell’allattamento, il Counselor mette fin da subito in gioco le abilità apprese durante la sua formazione, le quali gli permettono di accogliere la persona, creare le premesse per una solida alleanza operativa con essa, entrare in empatia, favorirne l’autoesplorazione e meglio comprenderne i bisogni emergenti, collegati alla richiesta di aiuto. Di seguito elenco queste abilità e spiego perché sono fondamentali per la riuscita di un percorso di Counseling (…).

ACCOGLIENZA: fin dalla fase del pre-contatto, per far sentire la madre accolta e non giudicata, il Counselor utilizzerà il proprio linguaggio verbale, paraverbale (tono di voce, timbro, velocità delle parole, espressioni sonore…) e non verbale (prossemica, postura, direzione dello sguardo, mimica, gestualità…) per comunicare accoglienza, indicando alla madre di essere lì per lei. Il sorriso, il calore e lo sguardo attento del Counselor permetteranno alla madre di sentirsi a suo agio e ne favoriranno la predisposizione all’apertura e la creazione di un rapporto di fiducia.

ASCOLTO ATTIVO: tramite l’ascolto attivo, il Counselor ha modo di osservare e ascoltare la madre in modo completo, ponendo attenzione al linguaggio verbale e non verbale, partecipando a livello emotivo al suo vissuto e rimandandole quanto ha ascoltato e capito, cercando di avvicinarsi sempre più al suo modo di esprimersi e di sentire. Questo fa sentire la madre compresa e la incoraggia a proseguire nel racconto del proprio vissuto, favorendo in lei autocomprensione e chiarificazione del proprio bisogno e permettendo al Counselor una sempre migliore comprensione della domanda di aiuto.

SAPER RICONOSCERE LE PROBLEMATICHE CHE RICHIEDONO L’INVIO AD ALTRI PROFESSIONISTI: il Counselor per poter fornire aiuto adeguato alla madre deve essere capace di comprendere quanto la persona che ha da avanti è adattabile al percorso di Counseling, ossia quali siano i confini del problema (se investe una o più aree di vita) e quali le caratteristiche della madre (motivazione al cambiamento, grado di reattanza, capacità di attaccamento/separazione, capacità autoriflessiva…). Altrettanto importante, soprattutto nel contesto del supporto alla madre nel periodo dell’allattamento, è la capacità di intuire lo stile di attaccamento della madre, per valutare, pur senza effettuare diagnosi, se esso sia funzionale ad un percorso di questo tipo o se sia meglio orientarla verso un percorso di tipo psicologico che abbia come obiettivo un lavoro proprio sul MOI (modello operativo interno) della stessa.

COMPRENSIONE EMPATICA E ACCETTAZIONE INCONDIZIONATA: sono abilità fondamentali per favorire l’apertura della madre e l’autoesplorazione. Esse sono importanti anche per poter stabilire un rapporto di fiducia con essa. L’accettazione incondizionata permetterà alla madre di esprimere ogni vissuto senza paura di essere rifiutata e la comprensione empatica permette al Counselor di avvicinare i suoi vissuti e comprenderla senza per questo agganciare emozioni e sentimenti del proprio vissuto, rischiando di sovrapporli a quelli della madre stessa.

CAPACITÀ DI STABILIRE UN RAPPORTO DI FIDUCIA: la capacità di accogliere ed ascoltare attivamente il cliente, così come l’accettazione incondizionata, la congruenza e l’autenticità, permettono al Counselor di creare un rapporto di fiducia con la cliente, senza il quale l’intervento di Counseling non sarebbe efficace. Non è infatti possibile porre le basi e consolidare l’alleanza operativa senza la capacità da parte del Counselor di stabilire e mantenere la fiducia da parte della madre. E senza alleanza operativa, non ci può essere impegno reciproco verso l’obiettivo.

SAPER ADEGUARE E PRECISARE CONSENSUALMENTE CON LA PERSONA GLI OBIETTIVI DELL’INTERVENTO DI COUNSELING: attraverso l’ascolto attivo e la riformulazione, l’utilizzo di domande aperte e la comprensione empatica, il Counselor aiuta la madre a focalizzare sempre meglio e a circoscrivere gli obiettivi e i bisogni più importanti, che una volta condivisi saranno oggetto del contratto di Counseling. Il Counseling infatti lavora su un obiettivo chiaro e condiviso con il cliente, verso il quale entrambi si impegnano a lavorare grazie alla creazione dell’alleanza operativa.

SCEGLIERE STRATEGIE APPROPRIATE E DARE UNA STRUTTURA E UN RITMO ALLE SEDUTE: una valutata la richiesta, messe a fuoco le caratteristiche della persona e definito consensualmente un obiettivo, il Counselor deve essere in grado di strutturare in linee generali un intervento, scegliere le strategie appropriate adatte ad ogni fase del percorso e dare un ritmo ai colloqui (tenendo bene a mente le fasi del ciclo di contatto).

Questo significa saper ascoltare le esigenze della cliente ed essere capaci di ridefinire gli obiettivi posti, se necessario, senza però perdere di vista la meta e le tempistiche a disposizione, che funzionano da bussola per la gestione dell’intervento nel suo complesso, così come delle singole sedute. Altre abilità, non meno importanti, sono: la capacità di aprire e chiudere un colloquio di aiuto; la capacità di leggere il linguaggio non verbale e di calibrare gli atti comunicativi; la capacità di gestire le dinamiche conflittuali, lo stress e anche i silenzi del cliente; la capacità di dare feedback e offrire letture alternative dei fenomeni trattati; la capacità di riconoscere limiti e confini sia personali che professionali; la capacità di riconoscere il bisogno di una supervisione e di un aggiornamento permanente; la capacità di dare uno stile personale al proprio modello di Counseling. Tutte queste abilità, non sono specifiche del Counseling orientato al supporto della madre nel periodo dell’allattamento, ma sono fondamentali in ogni area di intervento del Counseling stesso. Senza di esse non è possibile strutturare un percorso efficace e si rischia di non fornire il giusto aiuto alla persona che lo richiede (…).

Il Counseling, in definitiva, può rivelarsi una valida risorsa per la madre, un aiuto a ritrovare fiducia in sé stessa, a decidere nuovi e più sostenibili obiettivi per lei e il bambino, a comprendere meglio le proprie dinamiche relazionali, a consapevolizzare i propri bisogni e quelli del bimbo, neutralizzando tutti quei messaggi introiettati e provenienti dall’esterno che creano rumore e impediscono l’ascolto; nonché a scoprire nuove risorse interne ed esterne per soddisfare questi bisogni e a trovare nuovi equilibri per vivere con più soddisfazione e meno rimpianti questo periodo complesso e fertile (…).

 

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