di Roberto Costantini
Ti sei sentito importante,
ma hai dovuto
rinunciare a te
per prenderti il carico
degli altri.
Ti hanno fatto sentire
importante
quando potevano
scaricare i loro problemi
su di te e sfogarsi
completamente.
Poi si sono sentiti meglio
e questo ti ha lusingato.
Ma ti è rimasto
un peso
e hai sentito il tuo corpo
dolente e la testa
ingombra di mille pensieri.
Sembravi tranquillo
quando ti facevano
sentire speciale,
eri per loro
un fedele confessore.
Così
hai evitato di aprirti,
di farti conoscere
e di rischiare magari un rifiuto.
Non sei bravo, in verità,
a farti largo
tra le miserie umane
e a superare le urgenze
manipolatorie di altri
più bravi di te
a prendersi spazio
e ad attivare quel lamento
a cui sei tanto sensibile,
a cui rispondi anche se non serve.
Non puoi farne a meno,
è più forte di te,
allora ti privi
e credi
e ti sacrifichi
e rinunci
pensando di salvare una vita,
anche se non è
possibile, ma a te
piace crederlo
perché ti hanno fatto
sentire importante.
Poi scende la notte
e cresce nella tua anima
la palude della nostalgia.
In quelle ore
che non finiscono mai
una voce sussurra (ed è la mia):
“Chi salverà il salvatore?”.