Tutto parte da noi e prima di ogni cosa occorre decidere come vogliamo attraversare la nostra esistenza. La vita molto spesso ci pone di fronte a prove difficili da superare; prove che ci inducono a effettuare delle scelte. O ritenersi vittime o prendersi la responsabilità e dare un senso a ciò che accade. Se imbocchiamo la seconda via diventa obbligatorio calarci in noi stessi e andare a conoscere i nostri lati d’ombra. Qui prende forma l’impegno ad avviare un processo di consapevolezza, ad accogliere il nostro sentire e integrarlo nel tessuto della nostra vita psichica. Accettare ed accogliere i nostri limiti, gli aspetti scomodi e vergognosi della personalità, significa portare alla luce quanto necessario per risolvere i conflitti interni e sanare le polarità scisse generate dai bisogni frustrati e dagli attaccamenti. Il percorso di consapevolezza ci spinge a raggiungere un vissuto unitario, a comporre i conflitti e a stabilire un’armonia interiore intesa come stato dinamico dell’essere. Sono la vita stessa e le persone che frequentiamo a farci da specchio, permettendoci di mettere a fuoco le nostre reazioni abituali e stimolandoci a rivedere le vecchie certezze. Interagendo con gli altri riconosciamo sempre meglio tutto quello che ci dà fastidio e ci fa paura. Quando emerge un fastidio eccessivo ciò significa che un conflitto latente è stato toccato e la reazione di chiusura denuncia l’incapacità di aprirsi all’esperienza in corso. Nel caso della paura le cose si complicano ulteriormente: infatti ciò che ci spaventa al tempo stesso può attrarci. L’ambivalenza è marcata e questa indecisione paralizzante mostra quanto sia ancora presente in noi la sofferenza del passato insieme al desiderio che le era proprio. Insomma, la vita comunica chiaro e forte. Sta a noi disporci all’ascolto, in maniera curiosa e non giudicante.
dott. Roberto Costantini
Presidente dell’ASPIC Scuola Superiore Europea di Counseling Sede di Ancona