di Roberto Costantini
L’ingiustizia viene considerata una ferita primaria ed è legata a una serie di comportamenti che il bambino subisce dai suoi genitori. Uno di questi è quando il bambino non percepisce la giusta accoglienza e considerazione da parte di un genitore che alimenta il suo ego piuttosto che sviluppare empatia per il figlio. Non si rende conto che invece sarebbe giusto guardare il mondo con gli occhi del bambino. Il piccolo si sente trascurato e non accetta facilmente il rifiuto. Sorge così una rabbia, in risposta a queste carenze affettive, che il bambino non può sopportare mentalmente: ecco allora che l’emozione si sposta a livello somatico e rimane, diciamo così, imprigionata in alcuni distretti corporei. Tale rabbia non può essere espressa perché l’ambiente non è accogliente e potrebbe – nella fantasia del bambino – effettuare delle ritorsioni su di lui. Frustrazione, insicurezza e paura bloccano l’energia e inibiscono la manifestazione legittima di disagio. Così si accumula una rabbia compressa collegata a un crescente senso di ingiustizia subita. Tutto ciò che è stato introiettato e trattenuto deve, gradualmente, essere visto e riattraversato consapevolmente per essere poi trasceso e risolto. La vita offrirà purtroppo numerose occasioni, anche da adulti, per sperimentare l’ingiustizia. Trasformiamole in opportunità per conoscere a fondo la nostra storia di vita e per operare, insieme, affinché le relazioni umane possano svilupparsi in un clima di accoglienza, condivisione e rispetto.