Credo sia importante approfondire il tema del controllo nella vita delle persone. Un controllo sano si centra sulla capacità della persona di osservare e consapevolizzare lo svolgimento degli eventi. Anche da esso dipende un buon esame di realtà, con la possibilità di notare particolari precisi e decodificarli. È frequente, però, che questo funzionamento finisca per alterarsi e diventi ipertrofico: una forma di vigilanza protratta ed eccessiva che suscita allarme e agitazione costanti. Quando il controllo è troppo il sentire viene inibito e frenato. Ci si vieta allora di esprimere emozioni e vissuti (soprattutto quelli spiacevoli come il dolore, la tristezza, la paura e la rabbia) interrompendo il flusso esperienziale. All’origine è probabile che l’ambiente primario di cura non abbia saputo accogliere le esigenze profonde del bambino. La vitalità è stata bloccata e si è persa la fluidità nell’esprimere sensazioni e stati emozionali. Tutto ciò fa sì che l’espressione di sé sia diventata indiretta e reattiva. Le relazioni con i genitori sono state interiorizzate, dunque in presenza di adulti controllanti e rigidi il bambino può solo riproporre con se stesso il medesimo controllo asfissiante. Questo comporta il mantenimento di un equilibrio disfunzionale che influisce sulla crescita del soggetto.
La razionalità, in questi casi, prende il sopravvento e non lascia spazio all’ascolto interiore. Il sentire viene chiuso e allontanato dalla coscienza. Di conseguenza molte energie vengono consumate per trattenersi, impedendo alle emozioni di seguire spontaneamente il loro corso. Meccanismi difensivi si innescano automaticamente al fine di proteggere la persona da possibili delusioni e ferite relazionali. La svalorizzazione, l’imbarazzo, il rifiuto e l’autocritica portano quindi all’immobilismo o a una frenesia inconcludente. La frase “siamo noi i nostri peggiori nemici” affonda le sue radici in dinamiche siffatte. Gli eventi negativi esterni, infatti, avrebbero molto meno potere su di noi se non incontrassero l’impalcatura difensiva che ho appena ricordato, attivando la negatività interna che si trova appena sotto la superficie. Ecco perché è fondamentale percorrere un cammino di accettazione e di dialogo interno basato sulla mediazione e sull’armonia.
dott. Roberto Costantini
Presidente ASPIC Scuola Superiore Europea di Counseling Sede di Ancona