Legame di attaccamento

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Legame di attaccamento, ovvero la sicurezza della presenza di una figura primaria di cura per il cucciolo d’uomo (che ha bisogno di molti anni di dipendenza prima di potersela cavare da solo). Se, ipotesi ottimistica, il bambino riesce ad attraversare pienamente le prime fasi evolutive e le esperienze basilari necessarie per uno sviluppo sano del suo Sé, è allora possibile per lui tuffarsi, dopo gli scossoni dell’adolescenza, nell’età adulta dove può infine realizzare se stesso. Con queste premesse diventa più probabile una scalata sociale con relativa valorizzazione delle sue attitudini e potenzialità. In linea ideale questo è il percorso che consente di imparare capacità e di tradurle in una graduale presa di responsabilità. Purtroppo, tuttavia, le cose raramente vanno in questo modo! Spesso accade che l’ambiente, nel periodo infantile, sia povero di sicurezze e di stimoli e non favorisca una crescita sana verso l’autonomia.

La chiusura del bambino, qualora debba difendersi da qualcosa di spiacevole, frena lo sviluppo e rende tutto più difficile. Rimangono sovente delle esperienze di base non pienamente vissute, come una carenza di protezione, una mancata considerazione, un eccesso di invadenza da parte dei genitori, un limite continuo imposto alle scelte personali. Il bambino, negli anni, è destinato a pagare un prezzo altissimo: non riesce a diventare completamente adulto, rimangono in lui dei crediti da riscuotere nei confronti della vita e questi crediti generano delle aspettative. Il risultato, assai frequente, è che il soggetto immagini di poter ottenere dagli altri adulti quanto è mancato da piccolo. Non è proprio così!

L’insicurezza dello stile di attaccamento ha comunque predisposto e fissato un quadro di rigidità nella struttura della personalità. Pertanto la persona nutre a livello profondo bisogni antichi non appagati, mentre a livello di manifestazione del suo Sé rafforza, in senso regressivo e disfunzionale, la struttura inflessibile che si è stabilizzata nel tempo. Questo tipo di adulto lancia continuamente nell’ambiente sociale e intimo dei segnali inconsapevoli che gli permettono di replicare ciò che conosce. La frustrazione è garantita, ma anche il mantenimento difensivo dell’equilibrio personale. Come una “profezia che si autoavvera” i suoi comportamenti generano attorno a sé risposte che confermano l’impianto stesso del suo modo di stare al mondo.

Trovando nel conosciuto una certa sicurezza la persona non abbandona le sue convinzione e non rinuncia ad aspettative irrealistiche di risarcimento per tutto ciò che ha sofferto durante l’infanzia. Il conosciuto, se da un lato protegge, dall’altro costringe a convivere con la rigidezza, con l’ansia e con la distanza interpersonale. Solo un attento quanto rispettoso lavoro di risperimentazione consapevole del proprio stile relazionale, permette di sciogliere a poco a poco quelle rigidezze e di far entrare con gradualità un po’ di calore umano.

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