L’ESSENZIALE E’ INVISIBILE

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In nessuno periodo storico precedente al nostro è esistita una tale facilità a rendersi visibili. Il web, con i social networks e le piattaforme di condivisione video, permette a chiunque di guadagnarsi – attualizzando la profezia di Andy Warhol – il suo quarto d’ora di celebrità. A fronte di questa proliferazione di immagini e di forme vistose di autopromozione, mi sono domandato se tali stimoli siano per gli utenti un’opportunità o un pericolo. Senza dubbio la ricchezza di informazioni a cui possiamo accedere, grazie a internet e ad altri servizi multimediali, richiede la capacità, da parte del pubblico, di essere elaborata con cura, nonostante quasi sempre manchino gli elementi sufficienti per una valutazione critica. Non è escluso che riflessioni preziose possano svilupparsi a partire da questo, tuttavia mi pare che non esistano al momento sufficienti anticorpi per neutralizzare gli effetti negativi di questa macchina ubiqua che spettacolarizza la vita umana e riempie i nostri cervelli di input ripetitivi e condizionanti. Nel nostro tempo, che si illude di essere iperconnesso, crescono frustrazione, disistima e autocritica (per non parlare dell’odio e della rabbia che si esprimono nel cyberbullismo). L’isolamento relazionale prevale sulla capacità di instaurare rapporti umani significativi. L’impressione è che, in un mondo dominato da logiche astratte e consumistiche, tutti noi veniamo spinti a modellarci su ciò che è esterno, di facciata, perdendo gradualmente contatto con la nostra interiorità. Bisogna, al contrario, imparare a credere più in noi stessi e a fare il lavoro necessario per conoscerci. Dentro di noi ci sono tutte le risorse necessarie e ci attende una voce saggia che desidera solo di essere ascoltata. Purtroppo, non di rado, preferiamo restare nel gregge e dare credito a numerosi “influencer” (così si chiamano di questi tempi) che direzionano le nostre vite e impoveriscono la nostra capacità di fidarci dell’anima. Dipendiamo così dall’esterno e oscilliamo tra vittimismo e maniacalità, protagonismo narcisistico e ritiro depressivo. Eppure, nessuno può insegnarci la felicità, tanto meno qualcuno fuori di noi che vive esclusivamente per apparire e ottenere consensi. In altre parole è oggi necessario andare in profondità e diffidare delle soluzioni facili: l’essere umano non può diventare piatto come gli schermi che assediano le nostre giornate. Il Piccolo Principe ce lo ha detto in modo meraviglioso: “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.

dott. Roberto Costantini
Presidente dell’ASPIC Scuola Superiore Europea di Counseling  Sede di Ancona

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