Lettura, scrittura e bibliocounseling

0

Condividiamo dei frammenti selezionati dalla tesi che la counselor Sara Angelani ha realizzato per concludere i tre anni del Master in Counseling ASPIC.

LETTURA, SCRITTURA E BIBLIOCOUNSELING

Credo profondamente nella lettura e nella scrittura come pratiche di consapevolezza, autoaiuto e crescita personale, in quanto ho avuto ampio modo di sperimentare in prima persona e di prendere confidenza con il loro potere trasformativo e, oserei dire, “salvifico” (…).

Leggere, a mio avviso, non è solo un’attività piacevole e rilassante per “staccare la spina”, ma è tanto altro. È un modo per favorire il contatto con noi stessi ed è uno stimolo alla rivisitazione, più o meno consapevole, della propria storia.

I libri parlano di noi, dei nostri sogni nascosti, progetti, ma anche delle nostre fragilità e zone d’ombra, per poi aiutarci a intravedere uno spiraglio di luce. I libri arrivano dritti al cuore (…).

Scoprire la potenza di questi due strumenti (la lettura e la scrittura) è decisivo per favorire la conoscenza e la Narrazione di Sé. (…).

Sensibilizzarci e sensibilizzare la comunità alla pratica della lettura, è già un primo e importante passo. Leggere un buon libro è cibo per la nostra anima, dona nutrimento alla nostra mente, serenità e pace al nostro cuore, libertà interiore, è occasione di scambio, confronto, permette di acquisire nuovi punti di vista su di sé e sul mondo.

Il libro è una finestra sui sogni e sulle realtà del mondo che viviamo, un fedele compagno di viaggio. Leggendo un libro qualcosa succede, sempre! (…).

L’ ipotesi che la lettura potesse dare effetti positivi risale all’ Antica Grecia, precisamente con Apollo, figlio di Zeus e Dio della Poesia.

La parola biblio (dal greco biblion) si riferisce proprio allo strumento oggetto di questa tesi, cioè il libro, mentre la parola terapia – se usiamo il termine Biblioterapia – è intesa esclusivamente come prendersi cura. Prendersi cura di sé attraverso lo strumento del libro (…).

È questa l’essenza racchiusa nel concetto di biblioterapia: l’immersione del cliente, per mezzo del libro, in un’esperienza imitativa e di conseguenza, l’apprendimento e la comprensione di tale esperienza (…).

I testi che si possono utilizzare nell’ottica specifica del BiblioCounseling – traendo spunti di riflessione e rielaborazione collegati all’area problema e all’obiettivo concordato con il counselor – sono di vario tipo:

  • Saggi, devono essere correttamente basati su informazioni scientifiche e scritti in modo chiaro e semplice.
  • Classici, che si caratterizzano per complessità narrativa e dei personaggi, coinvolgendo, in questo modo, più aree cerebrali; stimolano la mente alla memorizzazione, alla proiezione, alla critica e all’ apprendimento linguistico;
  • Romanzi, in cui entra in gioco l’identificazione coi personaggi, specie i grandi della letteratura classica;
  • Poesie, che hanno un potere evocativo molto forte e agevolano l’espressione delle emozioni;
  • “Libri testimonianza”, da proporre alle persone con malattie fisiche per aiutarle ad accogliere e ad accettare quello che sta loro capitando, per meglio gestirne gli effetti e meglio predisporsi a migliorarlo e/o a cambiarlo, nel caso questo sia possibile.
    A questo proposito un riferimento particolare va al Buddha, il quale ci insegna che la sofferenza è di tutti, ma l’afflizione è degli stolti, che se la procurano tormentandosi per la sofferenza che stanno vivendo, invece di accoglierla e trasformarla per dare alla luce qualcosa di nuovo.
  • Autobiografie
    All’inizio del percorso, utili per oggettivare le proprie emozioni, i propri pensieri, inquadrare la situazione di partenza e orientare successivamente il progetto d’intervento;
    al termine del percorso, come lavoro di riscrittura dell’esperienza vissuta, con attenzione al significato che questa ha avuto per il cliente in termini di crescita personale e come ha contribuito ad una nuova definizione di sé.
  • Pezzi di teatro, utilizzati in chiave educazionale, di crescita e formazione per il singolo e il gruppo.
  • Testi di canzoni, si utilizzano per ristabilire un contatto con la parte più profonda del cliente, legata alle emozioni e all’ espressione del “sentire”, laddove non arrivano le parole.
  • Ritagli di giornale o articoli tratti da riviste scientifiche.

Sono sconsigliati i libri horror e i libri fortemente centrati sul sesso (o apertamente pornografici). I primi possono essere controproducenti per la gestione dell’aggressività; i secondi, invece, possono turbare l’equilibrio del cliente e risultare gravemente inappropriati (…).

In definitiva ed estrema sintesi, il BiblioCounseling è quella modalità di fare counseling che utilizza la lettura di un libro come occasione per contattare il bisogno di aiuto in campo, e la scelta del libro può non essere indifferente. Si è però accennato anche a un’altra modalità di proporre lo strumento del BiblioCounseling, quella in cui è il cliente a scrivere il suo libro, un libro che prende colore e forma mediante la relazione instauratasi tra utente e professionista, una relazione trasformativa che permette la costruzione di una nuova modalità di leggersi e allo stesso tempo scriversi. In questo modo il cliente non troverà alcun suggerimento e/o spunto da nessun libro, ma sarà egli stesso, protagonista, a scrivere la sua storia (…).

 

Share.

Comments are closed.

X
X