È importante per noi renderci conto degli equivoci che nascono quando operiamo, inconsapevolmente, un transfert su qualcuno caricandolo di grandi aspettative. Si finisce facilmente per dare potere a chi, talora in maniera premeditata, intende suscitare ammirazione, invidia e spirito di emulazione. Nel mondo dei cammini spirituali che eccedono le religioni tradizionali, non è infrequente trovare figure interessate più all’autopromozione che alla comunione sincera. Ma anche questi incontri possono essere motivo di crescita, purché la persona sia disposta a prendere coscienza dei propri bisogni frustrati e inappagati. Sono essi, infatti, che spingono ad affidarsi alla cieca, finendo nella rete di chi spaccia felicità a buon mercato. Tra i bisogni insoddisfatti ci sono quelli di essere riconosciuti e considerati, di sentirsi guidati, di ricevere affetto e tenerezza, ma soprattutto di essere protetti e rassicurati a fronte di un mondo sempre più ingiusto, frenetico e ricco di cupi presagi. Purtroppo spesso gli individui non conoscono le loro debolezze e le scoprono solo strada facendo quando, cercando a tentoni una via per uscire dal disagio, incontrano ben altro sul loro cammino. Accade nelle relazioni con il partner, con qualche maestro improvvisato nel campo della formazione e delle cure per l’anima, e così via. L’illusione più grande è che qualcun altro possa risolvere i nostri problemi, agitando la bacchetta magica e sollevandoci dalla responsabilità di assumere la nostra vita nella sua complessità. Inutile idealizzare altri esseri umani con la segreta speranza che facciano il lavoro al posto nostro. Se, all’interno di uno spazio terapeutico protetto, la dinamica di transfert è importante e con il tempo può essere sciolta, nella vita quotidiana il processo di traslazione, che fa di qualcuno un semidio o un’autorità indiscutibile, risulta sempre pericoloso e controproducente. Il desiderio di appartenere, per non vivere l’angoscia della solitudine, può dunque spingere le persone a cancellare ogni traccia di spirito critico e di ragione riflessiva, pur di essere incluse in un gruppo che le protegga dall’isolamento. Nonostante l’integrazione e lo spirito di comunità siano fondamentali, bisogna comprendere che maggior forza, fiducia e amore possono sorgere solo quando accettiamo la sfida di guardarci dentro e di attraversare le nostre fragilità. Guide affidabili per fortuna esistono, ma sono quelle che non nascondono mai la delicatezza e la difficoltà del percorso, quelle che non deresponsabilizzano né si identificano con l’archetipo del Salvatore privandoci della nostra dignità. Saperle scegliere non è facile, eppure è necessario.
dott. Roberto Costantini
Presidente dell’ASPIC Scuola Superiore Europea di Counseling Sede di Ancona