Per tanto tempo ho considerato l’Ego qualcosa di brutto e da combattere, ma poi mi sono sforzato di vedere anche la parte positiva di un Ego sano. Direi che è quello che tutela i nostri bisogni e mette l’attenzione su di essi, creando le premesse per un rapporto di amore con noi stessi. Volersi bene è fondamentale per aprirsi con gli altri in modo affettuoso e libero. L’amore per se stessi, tuttavia, trascende comunque la sfera egoica. Amarsi, infatti, non significa essere ossessionati dal proprio utile e tornaconto, bensì cercare un’identificazione con il proprio divino interiore. L’Ego difficilmente può accettare questo processo di spoliazione, questo andare al cuore della vita lasciando alle spalle le pretese infantili di un appagamento istantaneo e la brama di possesso. L’amore non è bisogno, né tantomeno capriccio: è libertà e dono. L’amore si perde se viene catturato nelle sabbie mobili della convenienza e delle logiche di scambio (do ut des). L’Ego che rifiuta di trascendersi affonda le radici in modalità relazionali acquisite in un lontano passato. Gli è proprio il desiderio di rendere gli altri dipendenti da sé, impedendone l’autonomia e instaurando un controllo continuo su di loro. L’Ego non vuole “morire” e si serve di trappole continue per sviare il cammino della persona. La allontana quindi dall’amore (che è gioia ma implica sempre delle rinunce) e frena il suo slancio verso una vita liberata. Una vita capace di sciogliere gli attaccamenti e di risolvere le polarità che inchiodano il soggetto alle emozioni negative e alle loro basse frequenze. L’amore, che non odia l’Ego (altrimenti riprodurrebbe scissioni e contrapposizioni che generano sofferenza), è unione, libertà da schemi predefiniti, capacità di accogliere e trasformare gli effetti negativi del passato. Tutto ciò accade solo se sono state risolte molte delle separazioni interne che ci allontanano da noi stessi.
dott. Roberto Costantini
Presidente ASPIC Scuola Superiore Europea di Counseling Sede di Ancona