RICONOSCIMENTO

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di Roberto Costantini

Il riconoscimento è la prima forma di amore. Il neonato incontra lo sguardo della madre ed è importante che, in questo modo, fuori dal grembo inizi un nuovo processo di sintonizzazione affettiva tra i due. Purtroppo l’ambiente può alterare questa dinamica di amore-riconoscimento, soprattutto quando le problematiche – sia di natura relazionale che materiale nella coppia – non vengono trasformate e rimangono irrisolte. L’atmosfera plumbea, le preoccupazioni e le difese psichiche mobilitate dagli adulti con l’arrivo di una nuova vita (dolce, ma anche esplosiva e bisognosa di mille attenzioni), fanno sì che il bambino non venga visto, considerato, ascoltato e capito. Le innate capacità empatiche della madre si offuscano e crescono le mancate sintonizzazioni tra il piccolo e gli adulti. Gli anni di dipendenza dai genitori sono, per il cucciolo d’uomo, parecchi: se nel tempo le difficoltà in famiglia non vengono superate, il rischio è che il bambino e i suoi bisogni primari finiscano sullo sfondo. In questi casi il bambino comincia a mettere in atto comportamenti diversi pur di ottenere attenzione e riconoscimento. Per farsi notare può diventare aggressivo e molesto (l’enfant terrible, Pierino la peste) o invertire il proprio ruolo mettendosi nella parte di chi si prende cura del genitore più debole, oppure diventare gracile e malaticcio per catturare continuamente quelle attenzioni che, troppo spesso, gli vengono a mancare. Qualunque sia la strategia inconsapevole per essere visto, il bambino viene estraniato dalla gratuità dello sguardo d’amore e crescerà, più o meno bene, ma comunque convinto di non meritare un’accettazione incondizionata. Lo sguardo d’amore finirà, nell’immaginario profondo del soggetto in crescita, per essere qualcosa che si conquista con la forza, che si paga, che deve essere strappato all’Altro con fatica.

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