Nell’inconsapevole costruzione del nostro copione di vita o schema di attaccamento si creano, dentro di noi, molte divisioni legate al grado più o meno elevato di accoglienza e di calore affettivo ricevuto dal nostro ambiente. Abbiamo detto altrove che lo schema di attaccamento introiettato è il risultato di una serie quasi infinita di variabili e di informazioni in gran parte sommerse ed inconsapevoli. Tuttavia è lecito affermare che più il clima affettivo è basato sull’accoglienza, sull’empatia e sull’amore, più il bambino riporterà dentro di sé un elevato livello di sicurezza, di protezione e di accettazione della realtà. Le sue capacità di muoversi nella realtà da adulto saranno più sviluppate e flessibili, confermando l’influenza positiva delle cure infantili e adolescenziali sull’autonomia del soggetto e sull’apertura dei suoi funzionamenti di fondo. Se viceversa l’ambiente familiare sarà caratterizzato da assenza, distanza, freddezza e “denutrizione” affettiva, le cose prenderanno una piega decisamente diversa. Le scissioni interne saranno maggiori come pure le ferite e le emozioni negative di sofferenza legate ad esse. Si produrranno così una serie di tensioni e disarmonie che disturberanno la persona sia nel suo modo di pensare, sia nei suoi apparati fisiologici, sia nel suo equilibri emozionale. Il grado di autonomia può essere compromesso dalle tante paure e insicurezze o da un livello esagerato di rabbia e frustrazione. Gli esiti e gli aggiustamenti compensatori che possono delinearsi sono innumerevoli, ma la certezza è che, in una forma o nell’altra, l’individuo sperimenterà un’acuta sofferenza. Anche laddove il contatto con la realtà rimanga discreto, è facile che vi siano alterazioni importanti nella modalità di far fronte agli eventi stressanti della vita. Quando l’insicurezza è forte la persona tende a irrigidirsi e si chiude preferendo fuggire dinnanzi alle situazioni frustranti. Mantenendo vivo il filo della mancanza e la speranza in un risarcimento affettivo fuori tempo massimo, la persona antepone la rabbia, le aspettative ideali e la sfiducia alla possibilità di realizzare i propri bisogni in maniera adulta e assertiva. Il controllo diventa ipertrofico e anestetizzante: la vita del soggetto è interamente impegnata a difendersi dalla Vita e la coscienza allontana da sé tutto ciò che può sconvolgere la fragile impalcatura assunta nel corso del tempo. Prima di preparare una fuoriuscita dal disagio è indispensabile riconoscere quanto siano pericolose e controproducenti le sovrastrutture difensive appena descritte.
dott. Roberto Costantini
Presidente dell’ASPIC Scuola Superiore Europea di Counseling Sede di Ancona