TU CHIAMALE, SE VUOI, SENSAZIONI

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di Roberto Costantini

Una esperienza molto difficile, per tante persone, è dare presenza a se stesse e stare con le proprie sensazioni. Il bambino, vista l’immaturità del suo sistema nervoso, la dipendenza totale dagli adulti e lo sviluppo incompleto delle funzioni psichiche, è facilmente preda di emozioni intense, talora spiacevoli, che implicano un corredo di sensazioni forti, difficili da integrare e regolare. Sappiamo bene, dopo decenni di studi accurati sulla dimensione intersoggettiva della mente umana, che solo un’attenta sintonizzazione con le figure di cura (in primis la madre ma non solo) consente al piccolo di imparare a riconoscere ciò che prova, a contenerlo e – con l’acquisizione del linguaggio – a nominarlo. La capacità dei genitori “sufficientemente buoni” (parafrasando Donald Winnicott) è, dunque, quella di contenere l’impatto delle sensazioni e delle emozioni grezze e di renderle sempre più accessibili sul versante simbolico e cenestesico.
Quando la regolazione intersoggettiva dei vissuti non è efficace il bambino organizza delle difese per fare fronte all’invasività di ciò che prova e lo spaventa. Ecco, allora, che il soggetto in via di sviluppo, sentendosi minacciato da paure, rabbie, insicurezze, tristezze e dolore, comincia a fuggire per non percepire questi elementi interni avvertiti come intrattabili. Una delle strategie di fuga più diffuse è l’iperattività. Da adulti diventa automatico dedicarsi febbrilmente a qualche occupazione, privilegiando il “fare” (un fare compulsivo e poco sensato) a spese del sentire e dell’essere. In questi casi la persona si tuffa nelle cose, negli impegni, nella professione con lo scopo – mai espresso apertamente – di spostarsi all’esterno evitando di convivere con tutto quello che accade dentro di essa. Tutti abbiamo bisogno, chi più chi meno, di un’educazione al sentire che oggi manca drammaticamente nella nostra società. A noi il dovere di rilanciarla per dare una risposta incarnata alla crescente mancanza di empatia che sta flagellando la nostra civiltà.

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