di Roberto Costantini
La zona di comfort comprende soprattutto le identificazioni e gli attaccamenti che il bambino opera inconsapevolmente sulla base dei messaggi consci e inconsci ricevuti dai propri genitori durante la strutturazione della sua personalità (dalla nascita ai 14 anni circa).
Se l’ambiente affettivo è povero di stimoli, contenimento, protezione e calore, il bambino moltiplica l’introiezione dei suoi attaccamenti creando una serie di schemi, convinzioni e chiusure emotive che lo vincolano sempre più a margini di manovra stretti e ripetitivi.
Questo genera un mentale invadente e “ossessivo” fino a quando la persona non decide di entrare in un percorso di consapevolezza per ritrovare un collegamento con il corpo e con il proprio sentire.
Nella mia esperienza clinica vedo ogni giorno la zona di comfort come una grossa limitazione al benessere che preclude nuove esplorazioni e incontri. Purtroppo si può passare un’intera vita chiusi nelle proprie convinzioni.